In risposta al Sindaco Stefano Passarini
- Caterina Nicolis
- 31 ott 2021
- Tempo di lettura: 7 min
PUNTO PRIMO:
In apertura della risposta del Sindaco di Costermano lo Scrivente lamenta di non essere stato contattato assieme alla amministrazione in via preventiva. Questa asserzione non corrisponde a verità dal momento che anche in sede di Consiglio comunale sono state fatte presenti alcune criticità ( come nella seduta del Consiglio comunale del 12 agosto 2021).
Inoltre si fa presente che la possibilità di evidenziare e portare all’attenzione di chi di competenza è prerogativa delle Associazioni e dei cittadini, senza necessità di preventivo confronto con l’Amministrazione, a maggior ragion qualora questa sia reputata poco recettiva. Lo stesso sindaco inoltre afferma che sono anni che l’Amministrazione comunale sta portando avanti una precisa linea progettuale, pertanto è evidente come sia presente una definita tendenza.
Tacciare una legittima istanza di chiarimenti e l’esercizio di un potere di produrre osservazioni quale “cimentarsi in una protesta di opposizione sulla base di congetture e supposizioni del tutto personali” costituisce un imbarazzante spregio del ruolo istituzionale del Sindaco e dell’Amministrazione comunale stessa che dovrebbe porsi all’ascolto dei cittadini e dei dubbi della collettività, senza arroccarsi in asserzioni e giudizi sprezzanti e poco consoni alla funzione pubblica esercitata come laddove si scrive “l’idea che mi sono fatto è quindi che, di tutta la massa di messaggi divulgati che inneggiano alla tutela dell’ambiente (...)”, riducendola al grado di bega personale. Tale personalizzazione del ruolo istituzionale emerge anche dal riferirsi con l’uso del pronome colloquiale tu, sintomo di un fraintendimento di base del proprio compito istituzionale.
PUNTO SECONDO:
L’intero corpo della risposta palesa con tutta evidenza la centralità del paradigma economico nel leggere la pianificazione e gli interventi dell’Amministrazione scrivente. Questo avviene ad esempio laddove il sindaco collega il cambiamento maggiore e il conseguente degrado intervenuto nell’ultimo ventennio all’abbandono della valle da parte delle famiglie causa della scomparsa di certe attività economiche. Questa assunzione è viziata in radice così come appare inconferente l’affermazione successiva “L’uomo, che aveva già adattato l’ambiente per dare risposte alle loro necessità, non era più garante della sua conservazione”. I vizi radicali che inficiano tale ragionamento sono molteplici.
Anzitutto è compito delle Amministrazioni comunali e sovracomunali preservare e conservare l’ambiente – come da legislazione ordinaria e costituzionale – laddove infatti il privato cittadino danneggi l’ambiente è soggetto a responsabilità civile e penale. Inoltre appare quantomeno fuorviante addebitare a coloro che abbandonano un territorio per esigenze lavorative la causa del degrado di un territorio, dato che, ad adiuvandum, appare compito delle politiche pubbliche prefigurare e portare aventi politiche pubbliche di sostegno alle necessità della collettività.
In questo ventennio era possibile far leva su numerosi strumenti previsti proprio per combattere l’abbandono delle zone rurali o favorire aree agricole e montane. In tal senso l’elenco degli interventi citati a partire dal 2014 conferma quanto detto. Si fa riferimento alla messa in sicurezza del territorio, ma: i fenomeni franosi in essere (su cui si tornerà oltre), le lentezze nell’approntare strumenti di intervento normativamente previsti dalla legislazione Natura 2000 come un effettivo ente dotato di adeguate risorse ed operatività ed un piano di gestione dei siti protetti redatto dettagliatamente paiono smentire tali asserzioni. Inoltre, altro vizio radicale, asserire di promuovere un percorso volto a ristabilire l’equilibrio fra ecosistema e comunità urbana è smentito dai dati del consumo di suolo ed impermealizzazione agli atti. Inoltre i rilievi critici relativi al Parco di interesse locale di Costermano sul Garda sono dettati e finalizzati alla conservazione della biodiversità naturalistica ed è questo il focus sul quale lo Scrivente dovrebbe concentrarsi nel dar conto dell’operato dell’Amministrazione comunale.
PUNTO TERZO: I riferimenti a ciò che è stato fatto dall’Amministrazione comunale quanto all’aggiornamento degli strumenti urbanistici non è una nota di merito o sintomo di spiccata sensibilità, ma semplicemente rappresenta l’assolvimento di un obbligo di legge, tra l’altro radicatosi nel 2004 con la legge regionale n.11. Parlarne con termini trionfalistici dopo un decennio appare questo sì uso strumentale e politicizzato. Inoltre far riferimento al fatto che tra il 2014 e il 2020 non siano state mosse osservazioni non ha alcun valore perché la sensibilità ambientale o l’interesse della popolazione alle modifiche territoriali non è dato acquisito una volta per tutte, ma l’Amministrazione ha il compito di relazionarsi continuamente con la cittadinanza, il consenso politico non può essere letto come un mandato in bianco con efficacia retroattiva “tombale”.
PUNTO QUARTO: Si fa inoltre presente – come anticipato sopra – che la messa in sicurezza del territorio è compito anche dell’Amministrazione comunale la quale gode di poteri specificatamente individuati di protezione civile. Laddove si dice che “senza un intervento attento e rispettoso delle qualità ecosistemiche ed ambientali di questo territorio... si prevede ...un declino totale” si afferma un’ovvietà, tra l’altro è proprio questo il nodo focale che ha dettato la comunicazione cui il Sindaco ha risposto. E’ chiaro che il dissenso verte sulle modalità economiche, speculative e di consumo di suolo che caratterizzano i piani comunali di intervento. Il richiamo ai cenni storici della Valle dei Mulini appare in netta controtendenza con la visione turistica e di incremento di impatto viario e di impermeabilizzazione del territorio portata aventi dagli strumenti urbanistici dell’Amministrazione comunale. Le acquisizioni richiamate sono finalizzate a creare parcheggi e misure di urbanizzazione, consentendo volumetrie aggiuntive ai privati che non risultano direttamente correlate alla messa in sicurezza del territorio quanto piuttosto al suo sfruttamento turistico e immobiliare. Sarebbe più congruo argomentare ragionando su piani di intervento contro il dissesto idrogeologico, la mappatura delle zone a rischio, il censimento degli immobili dismessi.
PUNTO QUINTO: E’ chiaro che la possibilità di accedere ai fondi europei e nazionali al fine della transizione ecologica risulta messo in forte dubbio dalle linee di intervento poste in essere, che risultano viziate nel merito e nel metodo e appaiono potenzialmente passibile di verifica da parte delle rispettive competenti autorità: la dichiarazione di non necessità di VINca e alcune carenze motivazionali nelle procedure di VAS o addirittura assenze sostanziano dubbi di legittimità dell’operato dell’Amministrazione. Si ricorda allo Scrivente che tali vizi rientrano nelle carenze sussunte all’interno della cosiddetta procedura EuPilot che vede l’Italia sotto osservazione.
PUNTO SESTO: L’Amministrazione scrivente assicura di aver rispettato la normativa in materia di perequazione urbanistica ma tace sulla normativa prevista in materia di contenimento dell’uso del suolo, di rigenerazione urbana. Come già menzionato, si legge chiaramente l’impostazione squisitamente economicistica degli interventi a scapito di quella della tutela
del territorio dai rischi idrogeologici e di conservazione dell’habitat naturale e delle risorse ambientali.
Ciò detto emerge chiaramente laddove lo Scrivente afferma che “chi si candida ad amministrare un comune deve anzitutto conoscere la realtà che intende servire...” per poi evidenziare come la rendita edilizia o lo sviluppo dei servizi costituiscano una scelta politica. Nulla questio, ma il Sindaco scrivente dimentica un importante passaggio di fondamentale rilevanza: qualsiasi scelta politica ha dei limiti legislativi e costituzionali – anche multilivello – che non possono essere legittimamente bypassati. Le amministrazioni pubbliche devono curare interessi generali della collettività, del pari le associazioni ambientali, in base al decreto legislativo n. 152 del 2006 e secondo la convenzione di Aarhus hanno il diritto e il dovere di tutelare gli interessi specifici di cui si fanno portatori. La funzione non è meramente complementare, ma di controllo, pungolo, stimolo e, se del caso, opposizione. Per quanto attiene le specificazioni sui capoversi della lettera inviata dalle Associazioni all’amministrazione di Costermano sul Garda, si fa presente quanto segue:
1. lo Scrivente dovrebbe spiegare cosa c’è di non concreto nell’affermare i dati del Rapporto Ispra 2020 sul consumo di suolo in Veneto. Il fatto che si parli di motore dell’economia non costituisce un salvacondotto per perseguire un consumo di suolo inarrestabile, ponendosi in aperto contrasto, come già rammentato, con la normativa specifica in punto. Inoltre, va ribadito, l’adeguamento degli strumenti urbanistici è un obbligo ex lege che non inficia il trend negativo in essere. Tacciare di superficialità un dato incontroverso è quantomeno anomalo, a fronte della necessità di far poggiare i propri interventi, da parte delle Amministrazioni, su dati obiettivi di conoscenza.
2. si fa presente che la prassi di considerare le 18 idee relative a tutto il territorio del Comune in oggetto in modo separato è pratica pretestuosa e prassi specificatamente condannata dalla stessa Commissione Europea, avallata dalle sentenze del Consiglio di Stato e dalla Corte di Giustizia della UE. Infatti relativamente alla necessaria protezione di questi siti ( 4 interventi, come detto, toccano direttamente la Valle dei Mulini) va compiuta una valutazione cumulativa e complessiva di impatto, operazione e disamina che l’Amministrazione comunale ha evitato di condurre. Appare illogico pensare che le 18 idee summenzionate relative ad un contesto limitato di un Comune come Costermano sul Garda non determino un radicale stravolgimento di contesto a maggior ragione su un tessuto fragile e delicato come quello. Definire inoltre un ponte sospeso come monumento al progresso in un’area a rischio frana priva ancora degli interventi idonei di tutela appare esempio di megalomania.
3. Il rispetto delle idee e opere nel Masterplan sarebbe ben testimoniato se l’Amministrazione scrivente, dimostrando tutta la sua attenzione agli elementi naturalistici, chiedesse – dal momento che non è presente la valutazione Vinca (Valutazione di Incidenza Ambientale) – un’apposita analisi agli organi competenti europei a tutela dei siti Natura 2000 che prestano tutta la loro collaborazione tecnica nel garantire la maggior tutela ai sii medesimi. In questo modo il Sindaco scrivente darebbe effettivamente prova di quella trasparenza di azione e di correttezza sostanziale degli interventi futuri a costo zero, palesando tutto il suo spirito di servizio alla collettività, come da lui stesso precisato.
Si tratterebbe senza dubbio di un gesto irrituale ma fortemente significativo e a costo zero. Così si eviterebbe di restare nell’ambito delle fumose dichiarazioni di intenti con un gesto reale di chiarezza.
4. Da ultimo il riferimento alla nascita di imprese comunali in luogo della privatizzazione di imprese pubbliche esistenti non ha alcun rilievo nella tutela del patrimonio naturalistico e nella lotta al consumo di suolo. Le acquisizioni da privati in cambio di cubature e risorse economiche non inficia le preoccupazioni sulla tenuta ambientale del territorio, sottoposto ad uno stress economico e turistico senza la prioritaria necessità di salvaguardia del contesto stesso.

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